mercoledì 20 febbraio 2008

Sogni e delitti, c’è tanto da imparare


C’è tutto il cinismo e la cattiveria dei nostri giorni, senza moralismo ma con molta lucidità e la consapevolezza di fare solo del cinema.
C’è l’Antonioni di Blow-up più il Bergman di tanti suoi capolavori con personaggi tormentati, c’è la Novelle Vague (non solo francese, ma anche polacca: quella barca dove si svolge l’epilogo del film richiama alla memoria il memorabile esordio di Polanski, Il coltello nell’acqua, anche per la tensione morale e quella nervosa), c’è Alfred Hitchcock.
C’è un cineasta ormai libero dagli obblighi del suo personaggio e lontano dagli studios che gli imponevano certe scelte; anche se abbiamo un po’ di nostalgia per l’intellettuale balbettate e le sue fulminanti battute.
C’è un cast incredibile che recita come bere un bicchiere d’acqua (Ewan McGregor è sempre lui), dei tecnici impossibili a partire da Philip Glass o Vilmos Zsigmond… una sceneggiatura perfetta scritta da lui (non c’è comicità dicono, ma non è del tutto vero).
C’è tanto da imparare …

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