domenica 30 gennaio 2011

Intervista ai La Blanche Alchimie

I La Blanche Alchimie sono qui sul blog per la seconda volta, e questo mi fa molto piacere. Uno, perché vuol dire che l’altra volta (più di due anni fa) si sono divertiti, due, perché hanno fatto un nuovo disco veramente bello (e dico poco). Uscito ufficialmente il 25 gennaio per Ponderosa Music & Art, Galactic Boredom l’ascolto di continuo, per il puro piacere di farlo. C’è veramente una bella alchimia in queste dieci canzoni. Non è semplice pop, c’è anche psichedelia, classica, folk, musica da film … di tutti i colori.
Nove canzoni scritte da questa bella coppia tra Milano, Berlino e le Langhe, dove sono state incise in cinque giorni durante la scorsa estate. Sembra abbiano preso la poesia di quella terra, ricca di grandi vini e scrittori mitici. C’è quell’inquietudine e quello spirito nuovo nelle loro melodie, c’è quel piglio internazionale in tutti i pezzi. Un disco con molte piacevoli novità come la “prima volta” alla produzione artistica di Ludovico Einaudi (assieme a LBA), la “prima volta” della chitarra elettrica (compare pure nel bel dipinto della copertina, rigorosamente in carta riciclata), la “prima volta” di un duetto insieme per Jessica e Federico per la “seconda volta” sul blog dell’Alligatore … pronti La Blanche Alchimie?

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venerdì 28 gennaio 2011

CINEMA: We Want Sex di Nigel Cole

Siamo nell’anno di grazia 1968 (si sente), maggio. Le operaie inglesi della Ford sono pagate meno dei loro colleghi maschi, lavorano in un fabbricato fatiscente in condizioni impossibili, con un caldo pazzesco (rimangono spesso in reggipetto e mutandine, ma non è per fare bunga-bunga).

I boss sindacali, tutti maschi, non le difendono, cercando sempre compromessi al ribasso. Loro capiscono il gioco, non ci stanno e iniziano uno sciopero ad oltranza, che metterà in ginocchio la Ford interrompendo tutti i settori della produzione (senza le cuciture dei sedili è difficile fare auto). Scatta il ricatto occupazionale, con le pressioni psicologiche dei maschi e quelle, in alto, dei capi della fabbrica (arrivano a minacciare di trasferire la produzione). Ma le donne tengono duro, riuscendo ad ottenere la parità salariale, grazie anche ad un accordo con il Ministro del lavoro dell’allora governo laburista di Harold Wilson, Barbara Castle (la rossa, non solo di capelli).

Il film è molto appassionante. Mostra la vera essenza del Sessantotto, cioè felice spontaneismo, rottura di un sistema vecchio, liberazione della donna, (favorita pure da un interclassismo, ben mostrato dalla pellicola), liberazione sessuale (che non è, semplicemente, andare a letto con chi mi pare), libertà e (è) partecipazione.

Protagonista di We Want Sex è in particolare Sally Hawkins, mingherlina ma combattiva leader delle lavoratrici (era la protagonista anche di La felicità porta fortuna, uno dei migliori film del decennio scorso, di Mike Leigh), anche se si può definirlo un film corale, con dei bei caratteri a colorare un’epoca.

Cole dimostra un equilibrio ed una bravura rara a non cadere nel semplice vintage (colonna sonora non eccessivamente connotata), con rimandi al passato (il dramma della guerra) e luci sul futuro (occhio ai titoli di coda, con le vere protagoniste della lotta). Regista anche di L’erba di Grace e Calendar Girls, qui è al suo miglior film.

Impossibile non pensare alle analogie con lo sciopero della Fiom, alla quale dedico questa recensione. I protagonisti, sesso a parte, sono identici a quelli di oggi. Le contraddizioni capitale/lavoro si ripetono. Corsi e ricorsi storici, si dice. E chi s’inventa che la Storia è finita, dice cazzate in malafede…

VAI AL SITO ITALIANO DI We want sex

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martedì 25 gennaio 2011

Intervista agli Stearica

Ecco gli Stearica, giovane gruppo piemontese pronto per l’interrogatorio. Chiusi nello scantinato, luce puntata in faccia e se necessario qualche codata in faccia. Con questi, mi dispiace, devo usare le maniere forti, solo così sputeranno tutto. Appena ho sentito la loro musica, spaccante e senza parole, sono rimasto io senza parole. Non credevo fossero italiani, ma di qualche pianeta strano. Con questo loro incredibile Stearica invade Acid Mothers Temple, hanno suonato insieme alla band giapponese di culto Acid Mothers Temple, riproponendo in un cascinale l’ultimo concerto di una lunga serie tra le band.

Sì perché, il terzetto acid-noise-rock (alla fine tutto è rock), è abituato a suonare in giro per il mondo, e sembra solo per il gusto di farlo. Lo senti da come si propongono, con ironia e allo stesso tempo assoluta serietà. Fanno veramente cose incredibili, per questo ho voluto interrogarli. Due cd nel loro curriculum (Oltre, del 2008 e questo Stearica invade Acid Mothers Temple, del 2010, entrambi per la radical label Homeopathic records), un sacco di chilometri macinati per fare concerti (e si sentono tutti). La loro è una musica molto forte, che penetra dentro in modo psichico. Ma è difficile parlare degli Stearica senza enfasi, quindi mi fermo e lascio la parola a loro. Dite tutta la verità …bla, bla, bla.

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domenica 23 gennaio 2011

Se ci fosse ancora …

Ho trovato questa immagine sul blog (Footprints in Snow) di un musicante rock di un ottimo gruppo e ho deciso di pubblicarla anche sul mio. Si tratta della copertina del Time del giugno 1976, con un intenso ritratto di Enrico Berlinguer poco prima del gran successo elettorale del più grande partito comunista dell’Europa occidentale. Curioso che nello stesso numero si parli di uno scandalo sessuale a Washington. Mi ha fatto sorridere, pensare alla Storia e ai suoi corsi e ricorsi, salti in avanti, ritorni al passato, speranze, grandi leader, pagliacci, tragedie, farse, errori … e poi mi è sembrato un bel modo di ricordare i novant’anni del P.C.I. (Livorno 21.01.1921).

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venerdì 21 gennaio 2011

Intervista ai GuruBanana

Credo che l’immagine sia molto veritiera: i GuruBanana, nuovo progetto musicale di Andrea Fusari (con il bicchiere in mano) e Giovanni Ferrario (con l’aria di chi guarda lontano), sono come nella foto. Sono ironici, attaccati al piano (e magari anche alla bottiglia, quel tanto che basta per divertirsi), con Frank Zappa e The Mothers of Invention alle spalle, alcuni buoni libri/dischi e la capacità di fare musica con stile. Sì, perché la cosa che colpisce è lo stile della loro musica. I GuruBanana hanno stile da vendere.

Solo due cd per ora con il nome di GuruBanana, ma le esperienze del duo nel recente passato si sentono tutte. Karmasoda, il disco ufficialmente fuori lunedì prossimo, è un sunto del passato e del futuro della musica rock, con nove pezzi affilati, ognuno diverso dall’altro, ma uniti dalla passione. Prodotto da Shyrec, label che non sbaglia un colpo, con l’essenziale partecipazione di Rambla, colpisce a partire dalla colorata copertina alla metafisica title-track, Karmasoda, la ricerca della rivoluzione interiore. L’ennesimo gruppo di Brescia, la Seattle d’Italia? Molto di più…Pronti, attenti, via …

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http://www.myspace.com/gurubanana1

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giovedì 20 gennaio 2011

Rock bresciano National Geographic

Tra un’intervista e l’altra a gruppi bresciani, una foto alle montagne bresciane, tra la nebbia di domenica. Io ero sul Monte Baldo. In mezzo la mia palude, anch’essa quasi completamente coperta dalla nebbia. In fondo la Pianura Padana, quella vera. Andare a piedi (o anche in bici), rende consapevoli del territorio, si capisce la Storia e la Geografia, a differenza del viaggiare dentro la scatoletta metallica. Anche per questo, odio guidare.

Rock bresciano dunque, inteso come roccia, ma anche come musica: martedì gli Ovlov, gran gruppo che ha ottenuto ottimi consensi e continuerà, venerdì i GuruBanana, con un nuovo cd meraviglioso, sentirete …in comune, oltre le origini, anche Pierluigi Ballarin come collaboratore alla produzione/registrazione, voce/chitarra/piano dei The Record’s (se vuoi, leggi "Intervista ai Record’s" lo scorso 8 marzo, tra le più iconoclaste della serie).

Un gran bel gruppo The Record’s, anche se hanno cambiato nome (ora si chiameranno The R’s) e sbarcheranno negli States, con la Nat Geo Music Record Label, settore musicale della National Geographic Society. Di sicuro meritano questa ribalta internazionale, De Fauna Et Flora è un gioiellino, che continuo ad ascoltare ad un anno di distanza con lo stesso piacere …

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martedì 18 gennaio 2011

Intervista agli Ovlov

Paura dell’Alligatore? Perché mai? Non avete nulla da temere, apprezzo la buona musica e ho dimestichezza con i gruppi bresciani, vicini di casa della mia palude. Sì, perché gli Ovlov, sono l’ennesimo gruppo bresciano sul blog. E non solo, Brescia, in questi ultimi anni, è il centro nevralgico del nuovo rock italico (e non solo) con tutti quei gruppi, quelle realtà associative in campo musicale (e non solo), quei locali… Gli Ovlov rappresentano uno dei punti più alti. Il loro recente cd, Margareth, Frank And The Bear, uscito per Casa Molloy sul finire dello scorso anno, mi ha conquistato sia come etica che come estetica.

Nove pezzi di indie-rock diretti e piacevoli, classico voce, chitarra, basso e batteria, rispettivamente Luisa Pangrazio (Lù Pangra), Luigi Ancellotti e Michele Marelli. I primi due, insieme dal 2001 come Black Eyed Susan, hanno incontrato il terzo di recente, dando vita agli Ovlov e al primo loro album. Un cartonato bello da vedere, con un orso bianco in copertina e nel libretto interno: porta via i vestiti alla band lasciando i tre in mutande legati ad un albero, pensate. E allora perché temete l’Alligatore? Nella palude non c’è freddo come al polo. Calmatevi e incominciamo. Se volete ho la camomilla equa e solidale …

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domenica 16 gennaio 2011

Copertina ad orologeria

Volevo fare un post sulla stupenda lotta per la dignità e per una sinistra degna di questo nome portata avanti dalla Fiom, www.fiom.cgil.it (l’avrei intitolato Aspetta primavera, Landini), oppure un post sulla mia gita in montagna di oggi, con foto e racconti divertenti sui miei scivoloni sul ghiaccio conditi con qualche imprecazione all’altissimo tra lo scandalo di alcune gitanti (non della mia comitiva), o un post sui peli pubici di Toscani (non i suoi, avrete capito…), vecchio marpione della pubblicità (ho un sacco di riflessioni da fare su questa toscanata, forse arriveranno con calma), ma è troppo bella la prima pagina de il manifesto di ieri. È un capolavoro. Riprende una copertina del settimanale Chi in edicola proprio in questi giorni: Berlusconi con figli e nipoti (ma quanti cavolo ne ha fatti?) in una tranquilla atmosfera natalizia (c’è pure l’albero con le palline), proprio nei giorni dell’invito a comparire per l’inchiesta che lo vede indagato (è solo indagato, lo sottolineo), per concussione e uso della prostituzione minorile (“caso Ruby”, ricordate?). Sembra una copertina ad orologeria, il direttore di Chi (chi?) trama contro Berlusconi?
Per chi vuole approfondire, segnalo il fondo su il manifesto di ieri di Ida Dominijanni, femminista che seguo sempre con interesse Foto di regime
Per chi vuole buona musica, invito ad andare sul mio YouTube ALLYDIEGO dove ho da poco messo tra i miei preferiti un video con i Rolling Stones di Ruby Tuesday, una delle mie canzoni preferite di sempre (versione tratta Flashpoint, copertina rossa con fiammella pronta a scoppiare: metafora della fine dell’Impero?)

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venerdì 14 gennaio 2011

Intervista ai Lingalad

Come vedete i Lingalad stanno arrivando nella palude. Scenderanno giù da quel ramo uno alla volta e cominceremo l’intervista. Un’intervista all’aperto, come la loro musica, folk-rock con venature progressive, da sempre legata ai temi della natura e del tempo. Come il recentissimo La Locanda del Vento, uscito a fine 2010 con la Lizard Records, label specializzata in cose poco convenzionali, ma di spessore (vedi anche i Nichelodeon).

I Lingalad di spessore e poco convenzionali lo sono: forti come il legno dei boschi dove sono ambientate molte loro canzoni, magici come i libri del loro amato Tolkien (Voci dalla Terra di Mezzo, prima uscita della band bergamasca, è dedicato a Il Signore degli Anelli e a suo tempo suonarono alla prima mondiale del film di Peter Jackson in Canada). Del resto, a suonare fuori dall’Italia sono abituati, visto il loro ottimo seguito in altri continenti. In Italia, cosa strana, sono meno conosciti. Dopo il passaggio nella palude non sarà più così. Allora, pronti a partire con l’intervista Lingalad?

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mercoledì 12 gennaio 2011

Che libro indossare questa sera?

Book Bloc(k) sono una delle idee più geniali del Movimento studentesco: Il sole nudo, Tropico del cancro, L’armata Brancaleone (già, anche un film), Q, L’Orlando Furioso, Lo straniero, Cecità, End Game …corazze di cultura contro l’arroganza del potere.
Quale libro indosserei io? Uno qualsiasi dell’amato Bukowski? Difficile sceglierne uno (Storie di ordinaria follia, magari), o un John Fante (Chiedi alla polvere) o La svastica sul sole di Dick … Anche Il fu Mattia Pascal di Pirandello mi è sempre piaciuto, e non solo perché il protagonista è nato il mio stesso giorno (di qualche anno prima). Forse però indosserei Addio alle armi, romanzo perfetto, il vero capolavoro di Hem. Un titolo giusto per lunghezza e forza.
E voi?
PER SAPERE COME SI COSTRUISCE UN BOOK BLOC(K)

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lunedì 10 gennaio 2011

Intervista ai Codeina

I Codeina bazzicano dalle parti di Arcore, e questo basterebbe per trattarli bene (hanno sofferto per troppi anni, forse più del resto del Paese), ma non è il solo motivo che mi ha spinto ad ospitarli questa sera nella palude, sarebbe troppo facile cavarmela così. I Codeina sono un power-trio con i controfiocchi, momentaneamente duo (stanno ricercando un batterista). Sempre in movimento, dalla loro fondazione nel 1998 hanno cambiato line-up alcune volte, mantenendo però la stessa ironia e lo spirito dissacrante. Per questo si stanno avvicinando alla palude.

Nel loro recente cd, Quore – Hidalgo picaresco, uscito sul finire dello scorso anno per Vacation House, giocano bene con la nostra lingua, adattandola efficacemente al rock a tinte forte quasi metal accoppiandolo felicemente con l’alternative più puro: Nirvana, per fare un nome a tutti conosciuto (a proposito, Nevermind compie vent’anni quest’anno), Devocka per rimanere dalle parti del mio blog. Ai Codeina piacciono i feedback e le distorsioni, come dicono nella divertente autopresentazione. Se piacciono anche a voi seguiteli lungo il fiume, in direzione della mia palude. Pronti?

VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/codeina

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sabato 8 gennaio 2011

Come John e Yoko, ma non come loro

«È come vivere in un videogame, compare un mostro, lo combatti, lo vinci, ti rilassi e subito spunta un altro mostro più forte del primo». Il ministro dell'Economia Tremonti scopre che «la crisi non è finita» e che il denaro pubblico dato alle banche ha salvato «anche gli speculatori». E rilancia gli eurobond. Ma l'Europa corre a diverse velocità e l'Italia gareggia con gli ultimi.
IL MANIFESTO, venerdì 7 gennaio, anno di dis-grazia 2011.

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giovedì 6 gennaio 2011

Marchetta di piacere: Lo spazio sfinito

Come dicevo a Hol nei commenti del post precedente, io non faccio marchette, anzi, le faccio gratis, divertendomi a scrivere solo di/con cose/persone che mi piacciono. Sono una libera puttana della cultura rock, scrivo per piacere personale. L’ho fatto per questo libro di Tommaso Pincio, Lo spazio sfinito, godendone fisicamente per tutta la durata del romanzo. Lo tenevo sul comodino tra i miei libri da leggere da troppo tempo, e intanto leggevo gli articoli di Pincio su il manifesto, magnifici, sempre pieni di cose nuove. Poi, un bel giorno, mi sono imbattuto in un’intervista del mio amico Andrea Consonni su Lankelot, mi si è aperto il cervello e il libro è decollato (grazie vecchio and). La copertina, quella della nuova edizione targata minimum fax, è dello stesso Pincio, artista senza limiti. Sul suo blog (tommaso pincio post), altre opere legate al romanzo. Qui sotto la mia rece. Dopo averla letta, andate a comprare il libro. Lo scrittore mi ha promesso un salmone se vedrà impennarsi le vendite …

Da leggere: Lo spazio sfinito sul sito di SMEMORANDA

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lunedì 3 gennaio 2011

Strip da un'amica

Venerdì 31, quasi alla fine della mia astinenza da pc, causa maledetta rottura del disco fisso, mi è arrivato un regalo inatteso e graditissimo, da parte di una amica blogger, La Mente Persa , Gio’ per gli intimi. Un pezzo della sua strip con le mucche dedicata a me e alla mia sfiga. Come sempre disegni dell’amico Hol Low. La condivido con tutti voi, sperando di fare cosa gradita agli autori e a tutti gli amici del blog … Per ingradire, cliccateci sopra.

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