martedì 31 gennaio 2017

Rece d'Alligatore: Margherita Zanin


Margherita Zanin, Zanin
Platform Music
Esordio che fa ben sperare, questo della ventitreenne di Savona Margherita Zanin, con la faccia orgogliosamente in primo piano per dire “le  mie canzoni sono io”. S’intitola semplicemente Zanin, come semplici e dirette sono le otto canzoni che compongono l’album. Tra queste sei in inglese e due in madrelingua, quelle che aprono il disco dando la giusta direzione.
Una è Piove, voce/chitarra intimo/intimista con vaghi accenni bossanova per descrivere la malinconica brutta stagione, l’altro è un grandissimo classico del cantautorato italico, quel Generale di fronte al quale non ha timidezze, eseguendolo con la giusta intensità, la giusta enfasi (De Gregori approverebbe). Tra gli altri pezzi con la strada spianata, mi va di citare Travel Crazy, cavalcata rock dedicata alla musica (a tratti mi ricorda Toni Childs), You’re Better Out, ballata intima in ricordo della persona amata scomparsa (sembra un classico al primo ascolto), The Lord Coming Home, a chiudere, in maniera soffice dilatata/dilatante l'album: blues dalle tinte gospel, che racconta in maniera poetica il suo arrivo a Londra.
Fa piacere sentire voci giovani così ispirate, capaci di partire per Londra e ritornare in Italia con una valigia piena di esperienze musicali positive. Qui, racconta la leggenda, ha trovato un produttore del mestiere, Roberto Costa (storico bassista di Lucio Dalla e produttore dello stesso, oltre che altri nomi del pop di successo), con il quale ha deciso di mettere in cantiere l’album. Bene, bravi, bis.  

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